Whistleblowing: dal 17 dicembre 2023 obbligo di adeguamento per tutte le aziende con più di 50 dipendenti o, indipendentemente dal numero di dipendenti, che adottano il Modello 231 o che operano in determinati settori.

Ultimo aggiornamento 25.01.2024

Dal 15 luglio 2023 tutti i soggetti pubblici e i datori di lavoro privati che hanno impiegato, nell’ultimo anno, una media di almeno 250 dipendenti a tempo determinato e indeterminato, si sono dovuti adeguare alla nuova disciplina del cosiddetto “whistleblowing”, come previsto dal D.Lgs 24/2023.

Dal 17 dicembre 2023 si devono adeguare alla nuova normativa anche tutti quegli enti e imprese che hanno impiegato tra i 50 e i 249 dipendenti nel 2022 o, a prescindere dal numero di dipendenti, che adottano il Modello 231 o che si occupano di determinati specifici settori

A partire da tale data, quindi, tutti i soggetti obbligati dalla normativa devono implementare procedure e gli strumenti che permettano la protezione delle persone che segnalano violazioni delle disposizioni normative nazionali o comunitarie che ledono l’interesse pubblico o l’integrità dell’amministrazione pubblica o dell’ente privato, di cui siano venute a conoscenza in un contesto lavorativo pubblico o privato.

Pertanto, oltre a formalizzare una whistleblowing policy, gli enti ed imprese interessati devono dotarsi di canali di segnalazione sicuri, che proteggano la riservatezza dell’identità e i dati personali di chi denuncia condotte illecite, della persona coinvolta, nonché del contenuto della segnalazione. Per quanto riportato all’art.4 del D.Lgs 24/2023, la gestione di questi canali deve essere affidata ad una persona o ad un ufficio interno competente e autonomo, o ad un soggetto esterno anch’esso autonomo e adeguatamente formato. In casi particolari, i segnalatori potranno utilizzare, in alternativa ai canali interni (cioè nell’ambito del contesto lavorativo), il canale esterno (istituito dall’Anac – Autorità Nazionale Anticorruzione), o la divulgazione pubblica.

Il Decreto impone anche una gestione puntuale degli aspetti documentali e pone l’accento sulla necessità di formare il personale aziendale e gli stakeholder coinvolti che devono essere adeguatamente informati sulla procedura e sulle sue implicazioni.

Infine, il soggetto obbligato deve adeguare la policy privacy e redigere il documento obbligatorio di Valutazione d’impatto (DPIA) ai sensi dell’art. 35 Reg. UE Privacy 679/2016 (GDPR), relativo al trattamento dei dati personali al fine della gestione delle segnalazioni.

Le sanzioni per chi non si adegua in modo effettivo e tempestivo alla nuova normativa variano da 10.000 a 50.000 euro e verranno imposte dall’Anac.

 

Adeguarsi alla nuova normativa non significa unicamente evitare possibili sanzioni, ma può anche portare diversi vantaggi ad enti e imprese:

  1. individuare in modo tempestivo un comportamento fraudolento o illecito all’interno della propria organizzazione può aiutare a ridurre gli impatti finanziari ed economici derivanti da tali atti;
  2. prevenire e limitare la fuoriuscita di talune informazioni all’esterno dell’organizzazione riduce il rischio di eventuali danni di immagine o di reputazione;
  3. la comunicazione trasparente crea negli stakeholder un’immagine positiva e sostenibile della propria organizzazione.

 

Se hai dubbi, o se hai bisogno di assistenza e supporto per adempiere alla normativa Whistleblowing di cui al D.Lgs 24/2023, contatta lo Studio Sinaco.


ESG e gestione sostenibile dell’impresa: Perché è ineluttabile, come diventa vantaggiosa, come realizzarla

Ultimo aggiornamento 25.01.2024

La sostenibilità e le relative tematiche ESG (Environmental, social, governance) stanno entrando prepotentemente all’attenzione non solo delle grandi imprese che a partire dal 2024 saranno obbligate a redigere il report di sostenibilità, ma anche delle PMI che iniziano a capire che diversi stakeholders stanno chiedendo questo passo, il rischio è quello di uscire dal mercato:

  • Banche: a partire dal 2020 la European Bank Authority (EBA) ha introdotto nelle Linee Guida per la concessione del credito e l’affidamento il concetto di fattori ESG (EBA Guidelines su Loan Organization and Monitoring, 30 giugno 2020). Pertanto, gli istituti bancari si stanno attrezzando, spesso tramite questionari, per ottenere informazioni sul grado di sostenibilità delle imprese per tenerne conto sia nella decisione o meno di erogare il finanziamento, sia per determinarne il pricing.
  • Clienti nel settore B2C: la terza edizione dell’ESG Monitor, a cura del gruppo globale di advocacy e ricerca Sec Newgate, rileva che l’82% degli italiani afferma di essere interessato alle questioni ESG. Il cliente sempre più orienta i suoi acquisti su prodotti che rispettano i criteri di sostenibilità. Secondo la ricerca appena citata, più del 70% degli intervistati chiede che le aziende adottino pratiche sostenibili, prima di tutto al loro interno a vantaggio dei dipendenti, dei clienti e dei fornitori.
  • Clienti nel settore B2B: le aziende che saranno obbligate a redigere l’informativa di sostenibilità, o che vorranno predisporla in modo volontario, secondo gli standard di rendicontazione ESRS (European Sustainability Reporting Standard) dovranno dare indicazioni anche sulla sostenibilità della propria supply chain e pertanto chiederanno ai propri fornitori adeguarsi a standard di sostenibilità e di essere in grado di dare informazioni e dati certi e verificabili sul proprio business.
  • Istituzioni e governi: a livello normativo si è registrata una crescente attenzione al tema. Pensiamo ad esempio alle agevolazioni fiscali previste per le aziende energivore che attuino interventi di misurazione ed efficientamento energetico, o alle agevolazioni fiscali nel settore dell’edilizia, anche al di là del 110%. Anche gran parte degli investimenti legati al PNRR sono riconducibili ad azioni volte a migliorare l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici. Se si legge il capitolo RePowerEU delle riforme del PNRR si trovano sottocapitoli intitolati, ad esempio “Green skills: formazione per i lavoratori del settore privato e della P.A. per rafforzare le competenze verdi”, “riduzione costi di connessione alle reti del gas per la produzione di biometano”, “Power purchase agreement: contratti innovativi per garantire remunerazione stabile a chi investe in fonti rinnovabili”, etc.

Per sapere quando e a chi si applicano gli ESRS, consulta le nostre FAQ

Assodato che iniziare a considerare il tema è ineluttabile per tutte le imprese, è importante ricordare anche che l’evidenza empirica sta dimostrando che gli investimenti in aspetti ambientali, sociali e di governance non siano solo un costo, ma piuttosto un investimento per la creazione di una maggior redditività dell’equity. In particolare:

  1. Riducono i costi operativi, ad esempio tramite l’efficienza energetica e il risparmio di materie prime;
  2. Accelerano la crescita, attraverso sia l’espansione verso nuovi mercati, che rafforzando la posizione in quelli già serviti. A riguardo, si ricorda che le ultime indagini condotte in Italia descrivono come sempre più consumatori siano disposti a pagare di più, per usufruire di prodotti e servizi che rispettano le tematiche della sostenibilità;
  3. Migliorano la produttività del personale, in quanto un ambiente rispettoso dei fattori ESG consente di attrarre e ritenere le risorse migliori e maggiormente qualificate;
  4. Riducono gli interventi legali e regolatori;
  5. Consentono l’accesso al credito più vantaggioso, come già esposto sopra.

Tutto quanto fino ad ora illustrato, spiega i risultati di un recente studio di Cerved Rating Agency, dal quale emerge che le società con una valutazione ESG “bassa” hanno una probabilità di default in media dalle 2 alle 5 volte maggiore rispetto a quelle con una valutazione alta; viene chiamato “rischio di sostenibilità”.

 

Cosa deve fare quindi un’organizzazione che vuole avviare un percorso di sostenibilità? Possiamo descrivere le fasi di un Progetto ESG come segue:

  1. ASSESS: Si valuta il punto di partenza e dell’impresa e, sulla base delle sue specificità, si vanno ad identificare le aree di sostenibilità più importanti o più urgenti sulle quali intervenire. Per identificare le aree ESG prioritarie, si esegue la c.d. “analisi di materialità”.
  2. STRATEGIZE: Si vanno ad identificare le iniziative che l’azienda può sviluppare per migliorare la sostenibilità e si definiscono i progetti chiave, anche attraverso un’analisi costi/beneficio.

In tale fase è essenziale valutare anche la fattibilità dei progetti identificati, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista delle risorse.

  1. DESIGN, PLAN & IMPLEMENT: Pianificare e implementare i progetti identificati come prioritari, attraverso una dettagliata programmazione operativa. La programmazione deve descrivere gli obiettivi che si intendono raggiungere, le attività da implementare (ESG Roadmap), le tempistiche previste per le diverse attività, e un budget da utilizzare. Per implementare il piano, bisogna che siano inoltre definiti i ruoli e le responsabilità per l’attuazione, per la supervisione e per il monitoraggio delle attività previste.
  2. MONITOR & REPORT: Strutturare un sistema di monitoraggio interno ed esterno per controllare lo sviluppo delle iniziative intraprese e infine comunicare le performance. Individuare KPI e indicatori di monitoraggio è essenziale per raggiungere gli obiettivi prefissati. Non da ultimo è essenziale riuscire a comunicare agli stakeholder interni ed esterni le attività svolte, i risultati raggiunti, e gli obiettivi futuri in modo chiaro e trasparente. A tal riguardo, nel momento in cui scriviamo questo articolo, sono in consultazione pubblica gli indicatori semplificati per le PMI approvati dall’EFRAG.

 

Per concludere, i fattori ESG sono e saranno sempre più pervasivi nelle organizzazioni di tutte le dimensioni, e non solo quelle che saranno chiamate per legge nei prossimi anni a predisporre l’informativa di sostenibilità.

Sinaco ha formato i suoi professionisti per affiancarvi in questa nuova sfida.